Allarme pregoressia: il disturbo alimentare pericoloso che colpisce le donne in gravidanza

La pregoressia rappresenta una realtà complessa e allarmante nel panorama dei disturbi alimentari, soprattutto perché coinvolge un momento cruciale come la gravidanza. Questo fenomeno, ancora poco conosciuto e privo di una chiara definizione nei manuali diagnostici internazionali come il DSM-5, si manifesta con una ossessione patologica per il controllo del peso e della forma fisica proprio durante il periodo in cui il corpo femminile attraversa profondi cambiamenti legati alla maternità.

Origini e caratteristiche del disturbo

Il termine “pregoressia” è stato coniato, probabilmente sull’onda della cultura mediatica anglosassone, per descrivere il comportamento di alcune donne in gravidanza che cercano di ridurre il più possibile l’aumento ponderale. La parola nasce dalla fusione di “pregnancy” (gravidanza) e “anorexia” (anoressia). La caratteristica principale della pregoressia è la paura intensa di ingrassare e di perdere il controllo sul proprio corpo, spesso alimentata da modelli sociali di perfezione estetica e da un clima di giudizio che ruota attorno all’apparenza fisica. Malgrado non sia ancora riconosciuta ufficialmente come categoria diagnostica autonoma nel DSM, rappresenta una variabile clinica significativa tra i disturbi del comportamento alimentare in gravidanza.

Il disturbo può insorgere in donne già predisposte a problematiche alimentari, ma non è necessariamente legato a una precedente diagnosi di anoressia o bulimia. In molti casi, la pregoressia si manifesta all’esordio della gravidanza e si accompagna a diete estremamente restrittive, esercizio fisico eccessivo e, talvolta, a condotte compensatorie dannose come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi. Il denominatore comune rimane il timore ossessivo dei cambiamenti corporei.

Impatto sulla salute della madre e del bambino

Le ripercussioni della pregoressia sono molteplici e coinvolgono sia la salute fisica che quella psicologica. Le rigide restrizioni caloriche, unite all’intensificazione del movimento, possono generare malnutrizione nella gestante, poiché i pochi nutrienti assunti finiscono per essere convogliati quasi esclusivamente al feto, lasciando la madre soggetta a stati di ipertensione, anemia e a volte diabete gestazionale. Un’alimentazione iperselettiva o carente può inoltre comportare:

  • Nascita di neonati sottopeso, con possibili problemi di sviluppo
  • Aumento del rischio di aborto spontaneo o di parto prematuro
  • Compromissione del legame affettivo madre-figlio, fondamentale nella prima infanzia

Da non sottovalutare sono anche le conseguenze psicologiche: lo stress prodotto dall’ossessione per il peso, il senso di inadeguatezza e la percezione di sé distorta possono interferire con il naturale processo di accudimento affettivo verso il neonato, con il rischio di sviluppare difficoltà relazionali sia durante la gestazione sia nel periodo successivo alla nascita.

Le cause psicologiche e sociali

La pregoressia trova terreno fertile nella pressione sociale esercitata sui modelli estetici femminili, alimentata anche dai social media, dalle celebrities e dall’immaginario collettivo che celebra la “maternità perfetta” e l’assenza di imperfezioni fisiche. La donna che sviluppa pregoressia vive un conflitto interno: da un lato il desiderio di portare a termine una gravidanza sana, dall’altro la paura di perdere il controllo sul corpo, spesso già fragile a livello di identità e di autostima.

Non si tratta solo di una distorsione della percezione corporea, ma anche di una difficoltà a confrontarsi con la propria femminilità e con i naturali cambiamenti che questa comporta. Le donne affette da pregoressia mostrano una attenzione morbosa all’alimentazione, che si traduce in conteggio compulsivo delle calorie, privazione di nutrienti essenziali e in una programmazione meticolosa dell’esercizio fisico, il più delle volte incompatibile con una gravidanza sana.

L’influenza dei media e della società

L’origine del termine pregoressia risale agli anni 2000 e trova eco nella stampa internazionale: sono numerosi i casi di donne celebri che, spinte dal desiderio di non modificare la propria silhouette neanche in gravidanza, adottano regimi alimentari e sportivi estremi. In Italia e nel mondo occidentale, il fenomeno appare in crescita, complice la facilità di accesso alle informazioni e la tendenza a confrontarsi con standard irraggiungibili di perfezione fisica.

Diagnosi e cura: prevenzione e supporto

La diagnosi precoce della pregoressia è spesso ostacolata dalla scarsa consapevolezza pubblica e dal mancato riconoscimento ufficiale della condizione nei manuali specialistici. Tuttavia, rappresenta una priorità per medici, ostetriche, psicologi e operatori sanitari che lavorano a stretto contatto con la donna incinta. Osservare atteggiamenti di insolito controllo alimentare, eccessiva attività fisica e schemi di pensiero rigidi sull’aspetto corporeo può essere il primo passo per individuare il disturbo.

La cura della pregoressia si basa su un approccio multidisciplinare, che coinvolge:

  • Supporto psicologico, individuale o di gruppo, per lavorare sulle cause profonde della sofferenza e incentivare la accettazione del proprio corpo.
  • Intervento medico per monitorare i parametri nutrizionali fondamentali e limitare i rischi per la salute della madre e del bambino.
  • Educazione alimentare specifica per la gravidanza, che valorizzi l’importanza di una dieta equilibrata e ricca di nutrienti essenziali.
  • Valutazione e trattamento farmacologico, ove indicato, per sostenere la stabilità psicofisica della gestante.

La prevenzione della pregoressia passa attraverso campagne di sensibilizzazione, un dialogo aperto tra operatori sanitari e pazienti, e l’offerta di percorsi di formazione dedicati all’accettazione del cambiamento corporeo nella gravidanza. Occorre superare lo stigma sociale legato all’aumento di peso durante la maternità e promuovere modelli di comportamento sani e realistici.

Riflessioni e implicazioni future

La pregoressia rappresenta una sfida per la medicina contemporanea, la psicologia della maternità e la società nel suo complesso. È necessario ampliare la conoscenza di questa patologia, facilitarne la diagnosi e il trattamento e favorire un clima culturale che permetta alle donne di vivere la gravidanza con serenità, accettando i cambiamenti naturali che ne derivano.

Il coinvolgimento delle famiglie, delle istituzioni e dei professionisti sanitari è fondamentale. Occorre favorire la creazione di gruppi di supporto e una rete di servizi dedicati, per fronteggiare in modo efficace il rischio di disturbi alimentari in gravidanza. L’obiettivo deve essere il benessere complessivo della donna e la salvaguardia della salute del bambino, promuovendo una cultura della maternità consapevole, libera dagli stereotipi e dai condizionamenti della società.

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