‘Affascinante testimonianza dell’evoluzione vegetale, i primi alberi della Terra hanno segnato una svolta radicale nella storia della vita, trasformando radicalmente gli ecosistemi del pianeta e gettando le basi per le future foreste che oggi ricoprono gran parte delle terre emerse. Per individuare quale sia stata la specie “incredibile” che può essere considerata il primo vero albero, è necessario compiere un viaggio indietro nel tempo di circa 385 milioni di anni, durante il periodo Devoniano. In questa lontanissima epoca, la superficie terrestre iniziò a popolarsi di organismi vegetali sempre più complessi, capaci di elevarsi in altezza e di sviluppare architetture sorprendenti per sfruttare al massimo la luce solare e colonizzare nuovi ambienti terrestri.
L’evoluzione delle prime piante arboree
I primissimi organismi a occupare le terre emerse furono le alghe e, successivamente, le piante vascolari rudimentali, come la Cooksonia, che viveva tra circa 420 e 370 milioni di anni fa. La Cooksonia, tuttavia, non può essere considerata un vero e proprio albero: presentava una struttura semplice, priva di radici profonde, tronco vero e proprio o tessuti legnosi secondari, elementi fondamentali per la definizione di albero in senso stretto.
Per parlare dei veri pionieri del mondo arboreo occorre fare riferimento specialmente a due generi fondamentali: Wattieza ed Eospermatopteris. Entrambe queste forme vegetali hanno avuto un ruolo chiave nei primi tentativi di “alzarsi da terra”, sfidando gravità e clima instabile, e sono note grazie a ritrovamenti fossili eccezionali, come quelli effettuati nei giacimenti di Gilboa, nello stato di New York.
Wattieza, spesso identificata anche con il termine Eospermatopteris nei siti fossili, visse intorno a 385 milioni di anni fa. Questo straordinario albero presentava una sagoma molto diversa da quella degli alberi attuali: si trattava di un organismo simile a una gigantesca palma, con radici semplici e un ciclo vitale piuttosto breve, ma capace di rigenerare rapidamente il proprio apparato radicale. La sua strategia evolutiva, quindi, non puntava alla longevità, ma alla capacità di colonizzare ambienti paludosi e soggetti a rapidi cambiamenti, grazie a radici superficiali e facilmente rinnovabili.
La rivoluzione di Archaeopteris
Pochi milioni di anni dopo la comparsa di Wattieza ed Eospermatopteris, il mondo vegetale conobbe una rivoluzione evolutiva con la comparsa di Archaeopteris. Questo organismo, oggi estinto ma di enorme importanza per la storia delle piante, rappresenta secondo numerosi studi il prototipo del vero albero, ossia la prima pianta con una combinazione di caratteristiche arboree moderne e strategie riproduttive più antiche, ereditate dalle felci.
L’aspetto di Archaeopteris era simile a quello degli attuali alberi a foglia larga: possedeva un tronco robusto, con tessuti legnosi secondari capaci di sostenere rami complessi e una chioma ampia formata da vere foglie. Grazie a queste innovazioni strutturali, la pianta poteva crescere in altezza, raggiungendo dimensioni ragguardevoli e dominando gli ecosistemi locali. L’apparato radicale di Archaeopteris era particolarmente sofisticato: le sue radici profonde e ramificate permettevano una crescita continua e la conquista di habitat diversi, favorendo la formazione delle prime realistiche foreste della storia terrestre.
La riproduzione di Archaeopteris avveniva tramite spore, come le felci, e non tramite semi, ma l’apparato legnoso e l’organizzazione del tronco rappresentano elementi già molto simili agli attuali alberi. Per questo motivo, viene considerata l’antenata delle piante da seme e il primo esempio di una pianta che unisce le innovazioni dei vegetali superiori con soluzioni antiche, rendendo possibile la comparsa dei grandi boschi che avrebbero caratterizzato il Carbonifero e le ere successive.
Dal Devoniano alle foreste moderne
L’avvento delle prime piante arboree ha rappresentato una svolta non solo per la biodiversità, ma anche per l’evoluzione globale della Terra. La capacità degli alberi di sviluppare radici profonde ha favorito la stabilizzazione dei suoli, la riduzione dell’erosione e la formazione di suoli più ricchi, mentre la crescita verticale ha rivoluzionato la capacità delle piante di sfruttare la luce, dando impulso a una competizione evolutiva che ha prodotto una straordinaria varietà di forme e strategie.
Con la comparsa di Archaeopteris e l’espansione delle prime foreste estese, sono cambiati anche i cicli globali della CO? e dell’ossigeno: gli alberi hanno contribuito a sequestrare grandi quantità di anidride carbonica, modificando il clima e preparando la strada all’esplosione di biodiversità animale e vegetale tipica delle ere geologiche successive.
Solo molto più tardi, tra Triassico e Giurassico, si affermarono piante come le conifere e successivamente come il celebre ginkgo, considerato spesso un “fossile vivente”, che però rappresenta una fase successiva nell’evoluzione delle piante.
Differenza tra “primo albero” e “albero più antico vivente”
È fondamentale distinguere tra il concetto di primo albero apparso sulla Terra e quello di albero vivente più antico. Nel primo caso, la palma deve essere assegnata a organismi ormai estinti come Wattieza, Eospermatopteris e, soprattutto, Archaeopteris, i veri pionieri che popolarono il Devoniano e modificarono per sempre la storia della flora terrestre.
L’albero più antico oggi vivente, invece, è un rappresentante di un’altra straordinaria storia: il pino setoloso o Pinus longaeva, conosciuto come “Matusalemme”, che cresce da oltre 4800 anni nelle White Mountains della California. Questo albero non rappresenta però il primo albero mai esistito, ma piuttosto il caso documentato di maggiore longevità di una singola pianta esistente oggi.
- Eospermatopteris e Wattieza sono considerati tra i primi alberi veri per struttura, ma avevano un ciclo vitale breve e limitata capacità di crescita perenni.
- Archaeopteris si distingue invece come il ‘primo grande albero’ moderno, in grado di formare boschi e assumere peculiarità essenziali delle piante da seme e degli alberi attuali.
- Pinus longaeva (Matusalemme) è invece il vivente più longevo, ma non ha un legame diretto con i primi alberi evolutisi sulla Terra.
Lo studio dei fossili di questi primi alberi consente non solo di capire l’origine delle foreste, ma anche di tracciare la lunga e intricata evoluzione della biodiversità vegetale, di cui noi, oggi, siamo spettatori e custodi.