Non usare la candeggina per disinfettare: ecco cosa mette davvero gli esperti nell’acqua

L’acqua è un elemento indispensabile per la salute, ma spesso la sua sicurezza non è garantita, specialmente in caso di contaminazioni batteriche o chimiche. Per questo motivo, molte persone ricorrono alla disinfezione domestica, spesso usando la candeggina. Tuttavia, gli esperti mettono in guardia sull’uso disinvolto di questo prodotto e raccomandano soluzioni alternative più sicure e altrettanto efficaci.

Perché la candeggina non è la soluzione ideale

L’uso della candeggina per disinfettare l’acqua è stato praticato soprattutto in contesti di emergenza, ma presenta diversi fattori di rischio. La candeggina, tecnicamente chiamata ipoclorito di sodio, è un ossidante potente e può eliminare molti tipi di microrganismi patogeni. Tuttavia, contiene elementi ad alta tossicità che possono essere dannosi sia se ingeriti, sia se inalati o venuti a contatto con la pelle. L’inalazione di vapori di candeggina o la sua miscelazione con altri prodotti, come l’ammoniaca o l’aceto, può generare vapori tossici come il cloro gassoso, pericolosi per le vie respiratorie e irritanti per occhi e mucose.

Inoltre, la candeggina non elimina metalli pesanti o contaminanti chimici, rivelandosi quindi inefficace in situazioni di contaminazione complessa dell’acqua. Un impiego non corretto, senza un attento dosaggio e un’adeguata attesa, può lasciare residui tossici e mettere a rischio la salute di chi la consuma, con effetti potenzialmente gravi come irritazioni gastrointestinali, vomito, diarrea e reazioni allergiche.

Metodi sicuri e consigliati dagli esperti per disinfettare l’acqua

L’evidenza scientifica e la raccomandazione delle principali autorità sanitarie indicano metodi più sicuri e generalmente più efficaci della candeggina per rendere potabile l’acqua.

  • Bollitura: Portare l’acqua a ebollizione per almeno un minuto (tre minuti a quote elevate) rappresenta il sistema più sicuro per eliminare microrganismi patogeni, virus e batteri, senza introdurre sostanze chimiche nocive. Questo metodo semplice è sufficiente nella maggior parte dei casi per garantire la sicurezza microbiologica dell’acqua, senza lasciare residui o alterare il gusto in modo significativo.
  • Luce ultravioletta (UV): Negli ultimi anni, i dispositivi a luce UV si sono diffusi come soluzione portatile per la disinfezione. La radiazione UV è in grado di inattivare virus, batteri e protozoi, agendo sul materiale genetico dei microrganismi. Questo metodo, adottato anche per la potabilizzazione su larga scala, non altera la composizione chimica dell’acqua e non lascia residui.
  • Filtrazione avanzata: L’uso di filtri a carboni attivi o filtri ceramici a pori sottili permette di rimuovere non solo la carica batterica ma anche una parte significativa dei contaminanti chimici e particolati solidi. Questi filtri sono progettati per soddisfare standard elevati e trovano impiego anche in ambito domestico. Alcune tecnologie di filtrazione avanzata possono essere integrate da trattamenti con resine a scambio ionico per la rimozione di metalli pesanti o da post-trattamenti a UV per una protezione aggiuntiva.
  • Alternative naturali per la disinfezione: In ambito domestico, viene suggerito l’uso di sostanze come bicarbonato di sodio, acqua ossigenata a concentrazione elevata, o soluzioni a base di tea tree oil. Queste opzioni, sebbene più adatte alla pulizia di superfici che alla potabilizzazione dell’acqua, offrono proprietà disinfettanti e presentano meno rischi rispetto alla candeggina. L’acqua ossigenata a 130 volumi, ad esempio, viene considerata un buon sostituto, pur essendo da maneggiare con le dovute cautele per la sua reattività.

I rischi dell’uso improprio della candeggina

Utilizzare la candeggina senza le dovute conoscenze comporta rischi sia per la salute sia per l’ambiente. Alcuni degli effetti dannosi includono:

  • Tossicità residua: Se non risciacquata correttamente, la candeggina può lasciare composti clorurati nell’acqua o sulle superfici degli utensili, che possono trasferirsi ai cibi e provocare problemi a livello gastrointestinale.
  • Combinazione con altre sostanze: Quando la candeggina si mescola con altri detergenti, in particolare ammoniaca o acido (ad esempio l’aceto), libera vapori come il cloro gassoso, irritante per le vie respiratorie e potenzialmente letale in alte concentrazioni.
  • Irritazioni e allergie: Il contatto diretto può causare irritazioni agli occhi, alla pelle e alle mucose. Persone sensibili potrebbero manifestare reazioni allergiche anche gravi.
  • Inquinamento ambientale: La candeggina è altamente inquinante e può alterare gli equilibri dei sistemi idrici naturali quando rilasciata in dosi eccessive, danneggiando flora e fauna acquatiche.

L’importanza di una scelta consapevole

Gli esperti sottolineano che la disinfezione dell’acqua deve essere effettuata in base al tipo e al grado di contaminazione. In caso di emergenze, si può ricorrere a forniture temporanee di acqua potabile già trattata, oppure seguire metodologie riconosciute sia dalla comunità scientifica sia dagli enti di sanità pubblica.

Per eliminare i batteri e rendere sicura l’acqua di rubinetto o di pozzo, la bollitura rappresenta la pratica migliore e priva di rischi collaterali. Negli ambienti domestici, per la pulizia delle superfici, si può invece preferire l’impiego di prodotti a basso impatto chimico, come soluzioni a base di bicarbonato, acido citrico, o prodotti specifici con certificazione ecologica.

Prima di utilizzare qualsiasi sostanza chimica su larga scala, è fondamentale consultare le linee guida ufficiali e valutare la presenza di bambini, anziani o persone con allergie in casa. In caso di contaminazione grave (ad esempio, da pesticidi o metalli pesanti), nemmeno la candeggina o la bollitura sono risolutive: occorre procedere con analisi di laboratorio e, se necessario, affidarsi a sistemi di trattamento avanzato dell’acqua come l’osmosi inversa.

Filtrazione e trattamenti innovativi

Un tema in rapida evoluzione è quello dei trattamenti innovativi: l’impiego di lampade UV portatili e filtri compatti sfruttati anche in ambito outdoor o escursionistico. Queste tecnologie minimizzano i rischi e garantiscono portabilità e praticità d’uso. L’innovazione, dunque, è sempre più orientata verso la sicurezza e la sostenibilità, offrendo alternative che tutelano sia la salute pubblica sia l’ambiente.

Un altro spunto interessante riguarda la disinfezione ambientale: secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, procedimenti come l’ebollizione e la filtrazione su larga scala restano le pratiche migliori e universalmente riconosciute.

In definitiva, mentre la candeggina ha rappresentato un punto di riferimento per situazioni d’emergenza per la sua capacità di neutralizzare alcuni agenti patogeni, la tendenza attuale – sostenuta dalle evidenze scientifiche – è quella di affidarsi a metodi a più basso impatto e a tecnologie innovative, per garantire acqua sicuramente potabile senza rischi aggiuntivi. La scelta della pratica più adatta deve essere fatta in modo consapevole, avendo cura di proteggere anche gli individui più vulnerabili e rispettare l’equilibrio ambientale.

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